Sotto Cagliari si nasconde una seconda città fatta di vie d’acqua, sepolcri, caverne e passaggi segreti.
Sopra, mentre la città cresce e non di rado il traffico impazzisce, pochi potranno immaginare che sotto i nostri piedi è celato un regno incantato, fatto di gorgoglii d’acqua e gemiti quasi inafferrabili di assestamento, con cattedrali inaccessibili ai più, di incredibile bellezza e grande importanza storica.
Questo groviglio di ambienti grandi e piccini, di cunicoli e saloni, è stato creato ad arte nel duro sasso da uomini intelligenti che, spinti da motivi differenti, come ad esempio la sete, scavarono cisterne e fontane, seppellirono i loro cari in tombe e necropoli, pregarono nel silenzio delle chiese rupestri oppure, nel tentativo di scappare durante gli assedi, utilizzarono i passaggi segreti.
Per queste ed altre ragioni, scendere nella Cagliari sotterranea significa fare un salto nel tempo, rintracciando vicende avvolte dalle tenebre della storia, che ci riportano ai tempi delle dominazioni fenicia, punica e romana ed ancor più indietro, se consideriamo le scoperte archeologiche fatte nelle spelonche di Sant’Elia e nelle tombe di Monte Claro: straordinarie perché hanno accolto le tracce dei primitivi abitatori.
Per queste ed altre ragioni, scendere nella Cagliari sotterranea significa fare un salto nel tempo, rintracciando vicende avvolte dalle tenebre della storia, che ci riportano ai tempi delle dominazioni fenicia, punica e romana ed ancor più indietro, se consideriamo le scoperte archeologiche fatte nelle spelonche di Sant’Elia e nelle tombe di Monte Claro: straordinarie perché hanno accolto le tracce dei primitivi abitatori.
A pensare che nel Medioevo anche i Pisani, gli Spagnoli ed i Piemontesi sfruttarono ampiamente il sottosuolo, riutilizzano l’intricato sistema sotterraneo creato in precedenza.
In questo modo, dal quartiere Marina a quello di Stampace, da Villanova a Castello è un brulicare di ipogei riutilizzati un’infinità di volte dalle popolazioni che, di volta in volta, si susseguirono per dominare l’isola.
Nel più alto quartiere di Cagliari, quello di Castello, al centro di piazza Indipendenza, sprofonda per un centinaio di metri il leggendario pozzo di San Pancrazio concepito dai Pisani che, nella metà del 1200 intercettarono una vena d’acqua generosissima, perché dissetò il volgo per tutto il Medioevo ed anche oltre.
A pensare che anche altre aree del centro storico rievocano l’esistenza di fosse e ossari, come ad esempio quelli utilizzati per occultare i cadaveri degli appestati in via Fossario, strada che conduceva alle prigioni del carcere ecclesiastico.
Sono a dir poco suggestivi i sotterranei di piazza d’Armi, dove i saloni di una cava di pietra, risalente all’età romana, si specchiano in uno tra i più suggestivi laghi sotterranei della città. Sono specchi d’acqua smeraldina navigabili, seppure con un canotto ed in particolare, con l’ausilio di un ombrello perché dal soffitto di roccia cade un’incessante pioggia.
Nel 1840, sempre in questi siti furono depositate le birre prodotte da una ditta oramai scomparsa ed un secolo più tardi furono riutilizzati come rifugi antiaerei.
Capita spesso che questo mondo di tenebra, all’improvviso, borbotta. Quando ad esempio i lavori stradali comprometto vie inesplorate come le strade coperte recentemente ritrovate sotto il Bastione di Saint Remy, che ci riportano al tempo di dame e cavalieri.
Intraprendere un viaggio nella città di sotto è possibile seppure è consigliabile non avventurarsi da soli, evitando così i pericoli che il sottosuolo riserva nella sua kermesse di tombaroli e cascate di acque fognarie.
Queste ed altre nozioni fanno parte del bagaglio di esperienze maturate, in 15 anni di attività, dagli esperti del Gruppo speleo-archeologico Cavità cagliaritane (www.sardegnasotterranea.org) che saranno ben lieti di accompagnare quanti vorranno fare un salto nei meandri della nostra storia. Come? Aprendo un tombino dimenticato sul ciglio di una strada, oppure varcando una porta chiusa da un paio di lustri.
E forse, chi sostiene che la “macchina del tempo” non esiste, sbaglia di grosso. Parola di speleologo!
Marcello Polastri
http://www.sardegnasotterranea.org/