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Marche: Gradara, il castello di Paolo e Francesca

In territorio marchigiano, sul confine con l'Emilia Romagna sorge Gradara, arroccata sopra un verde colle che domina le colline circostanti e il mare. Gradara è un borgo medievale cinto da doppia cortina muraria e provvisto di castello visibile già a distanza, costruito nel punto più alto del colle. Il Castello di Gradara si sviluppa attorno al Mastio del 1150 ed è stato proprietà dei De Griffo, dei Malatesta, degli Sforza e dei Della Rovere, che nel corso dei secoli lo hanno trasformato da fortino a confortevole residenza signorile. Le sue stanze sono state teatro di vicende storiche e personali, spesso in bilico tra realtà e fantasia. E' il caso del tragico amore tra Francesca da Polenta e Paolo Malatesta, immortalato da Dante nel Canto V dell'Inferno.

Nel 1275 Sigismondo I Malatesta, detto il Mastin Vecchio, stringe un'alleanza politica con Guido Minore da Polenta attraverso il matrimonio del primogenito Giovanni Malatesta con Francesca da Polenta, figlia di Guido. Giovanni, chiamato Giangiotto e tra l'altro descritto brutto e sciancato, Podestà in Pesaro, e non potendo portarsi appresso la famiglia (a causa di una disposizione dell'epoca) decide di lasciare la moglie e la figlia Concordia nella sua residenza a Gradara, reputata il luogo più vicino e sicuro. Sola nel castello, Francesca riceve le visite del bel Paolo Malatesta, fratello di Giovanni, e se ne innamora perdutamente. Venutolo a sapere Giangiotto medita vendetta: finge di partire per Pesaro e sorpresi la moglie e il fratello soli nella camera di lei, si avventa contro Paolo per ucciderlo; Francesca interviene rimanendo trafitta, senza tuttavia riuscire a sottrarre alla fine certa l’amato. Correva l'anno 1289.

Questa la versione più nota della storia di Paolo e Francesca, che per primo Dante Alighieri (1265-1321) riportò nel Canto V dell'Inferno, dove nel secondo cerchio gli incontinenti scontano la loro pena sotto la sferza di una bufera perenne. Ma l'elenco di scrittori, pittori e musicisti che hanno celebrato il tragico evento è infinito. Basti citare S. Pellico o G. D'Annunzio, il cui dramma in 5 atti Francesca da Rimini viene interpretato per la prima volta a Roma nel 1901 da Eleonora Duse. L'opera del D'Annunzio fu poi musicata da R. Zandonai. Si ricordano inoltre l'esponente del romanticismo pittorico A. Scheffer, G.P. Doré, grande illustratore ottocentesco della Divina Commedia, l'artista neoclassico J.A.D. Ingres, lo scultore A. Rodin e il pittore G. Previati.

A Gradara la vicenda di Paolo e Francesca è stata tramandata di padre in figlio ed è entrata a far parte di diritto delle tradizioni del paese. Il forte attaccamento dei locali a questa storia ha portato a credere che lo scheletro di donna rinvenuto nel XVIII secolo in un sarcofago romano e quello rivestito di armatura ritrovato il secolo precedente fossero quelli dei due amanti, ma questa convinzione non ha trovato nessun riscontro certo. Comunque, a Gradara molto parla dei due innamorati, a cominciare dal castello dove è d'obbligo soffermarsi nella stanza di Francesca, teatro secondo la tradizione dell'efferato fatto di sangue. E nella stanza di Francesca non si mancherà di notare il leggio che presumibilmente resse il libro "galeotto" e la botola attraverso la quale Paolo forse tentò di fuggire all'ira del fratello. Anche le strade, i nomi dei ristoranti, i souvenir dei negozi di Gradara alludono alla vicenda; ad esempio, si potrebbe percorrere il romantico sentiero degli innamorati che si sviluppa attorno alle mura trecentesche.



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